PD Colognola ai Colli: Bersani: “Il problema dell’Italia non è licenziare, ma far lavorare le persone"

venerdì 23 dicembre 2011

Bersani: “Il problema dell’Italia non è licenziare, ma far lavorare le persone"

L'articolo 18 è l'ultimo degli aspetti. Prima: precariato; ammortizzatori sociali; bassi salari e i risparmi che diminuiscono, soprattutto per i giovani.

La riforma del lavoro serve, ma per ridurre la precarietà ed aumentare la produttività.
"La riforma del mercato del lavoro ci vuole ma oggi il problema dell'Italia non è buttar fuori la gente, il problema è come si entra nel mondo del lavoro, come si crea lavoro, come si rende il lavoro meno precario, servono ammortizzatori sociali moderni, perciò bisogna partire da lì e poi fare la sintesi, non discutendo sui giornali. Il governo e le forze sociali si parlino". Questa la posizione del PD, chiarita dal Segretario nazionale Pier Luigi Bersani.Riguardo la discussione sull'articolo 18, Bersani ha spiegato: "Nel PD la sintesi c'è, è nei documenti approvati in Assemblea, se nel PD si discute, non significa che ci si divida, questa tesi è destituita di fondamento. Il PD quando è ora c'è ed è solido". La strada maestra è dunque quella del dialogo. “Il PD è unito sul fatto che l'articolo 18 non è l'elemento che non fa crescere l'economia", ha detto il vicesegretario del Partito Democratico, Enrico Letta, intervenendo durante la trasmissione Matrix. “Tutti noi passiamo il tempo incontrando artigiani, imprenditori, aziende in crisi, in ogni parte del Paese e non abbiamo mai sentito menzionare l'articolo 18 come il problema da risolvere". Al contrario, Letta ha citato "lo Stato che non paga i debiti, appesantito dall'apparato burocratico e che costa troppo. Sono i grandi licenziamenti collettivi quelli di cui occuparsi in questo momento, guardando ai licenziamenti individuali per affrontarli attraverso un meccanismo di ammortizzatori sociali”. Altro tema da affrontare, sul quale il PD ha sempre insistito è quello del costo del lavoro: "Il lavoro a tempo indeterminato deve essere quello più vantaggioso, bisogna far pagare di più il lavoro precario, così da renderlo svantaggioso per le imprese". Secondo una indagine compiuta dalle Camere di commercio sul tema della domanda e dell’offerta di lavoro, emerge che il vero guaio, per le imprese italiane non è tanto quello dei licenziamenti, dell’articolo 18, o della flessibilità in uscita, ma la mancanza di prospettive a breve termine. Luisa Grion, in un articolo sul quotidiano La Repubblica ha riportato quello che dicono le aziende italiane e che emerge con chiarezza se si guarda all`ultimo Rapporto Excelsior Unioncamere. A frenare l`assunzione è la mancanza di nuove commesse (5,7%) o l`incertezza e la domanda in calo (14,1%), quindi nel 20% dei casi sono le condizioni di mercato a dettare la strategia. Ecco perché non ci si lancia in nuove assunzioni: il reintegro del dipendente licenziato senza giusta causa c`entra poco e niente. Che non sia l`articolo 18 a determinare la politica del lavoro di una azienda lo conferma anche Mario Sassi, responsabile del Welfare per la Confcommercio. “A bloccare le assunzioni sono il costo del lavoro e la crisi dei consumi - afferma - in assenza di queste due condizioni non ci può essere occupazione”. "Due sono i temi che dovremo affrontare - ha spiegato Anna Finocchiaro, presidente dei senatori democratici - il primo è la crescita. Senza crescita non c'è lavoro per nessuno. Il secondo è affrontare la questione di chi ha perso il posto di lavoro, non riesce a ritrovarlo e vede finire gli ammortizzatori sociali. Bisogna fare in modo che finisca la dissipazione di energie e di risorse costituita dal lavoro precario”, ha concluso. Altra questione importante è quella dei salari italiani, analizzata da Barbara Corrao in un articolo su Il Messaggero, nel quale cita la ricerca “Taxing wages" dell'Ocse, che fotografa anno per anno lo stato delle retribuzioni in ognuno dei Paesi membri dell`organizzazione. Ebbene, le statistiche pongono l`Italia in fondo alle classifiche da parecchio tempo. I salari fermi, i consumi in stallo, le famiglie in crisi alla terza settimana del mese e non sempre in grado di arrivare alla quarta, risparmi che si assottigliano. In sintesi: stipendi troppo bassi. Il salario dei giovani, un problema nel problema.

4 commenti :

  1. No caro Bersani e cari del PD di Colognola. Il problema non è solo far lavorare le persone visto che il lavoro è un dirito. Il problema è anche non farle morire di lavoro prima di arrivare alla pensione Dal primo
    gennaio il sistema di calcolo contributivo si applicherà a tutti. Per ritirarsi dal lavoro, indipendentemente dall'età, occorreranno 42 anni e un mese di contributi per gli uomini e 41 anni e un mese per le donne. Il requisito crescerà poi parallelamente alle aspettative di vita: nel 2050 il requisito sarà rispettivamente di 46 e 45 anni. Coloro che andranno in pensione prima dei 62 anni subiranno una riduzione pari all'l% per ogni annodi pensione anticipata e salirà al 2% per ogni anno sopra i due. E previsto l'aumento graduale dell'aliquota contributiva per artigiani e commercianti: nel 2018 sarà del 24%. Sale più rapidamente anche l'età per l'accesso alla pensione di vecchiaia delle donne del settore privato: nel 2018 l'età minima sarà di 66 anni per tutti. Per due anni è bloccata l'indicizzazione delle pensioni sopra i 1400 euro al mese, le pensioni sopra i 200mila giuro l'anno dovranno pagare un contributo del 15%.
    Questa riforma l'ha approvata il PD insieme a Berlusconi e cioè insieme alla destra! Un errore gravissimo che pagherete ellettoralmente caro.

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  2. Premetto che non sono in linea con l'ultimo pensiero. La discussione è: la manovra salva l'Italia o no? Su quali punti il PD può o deve essere intransigente? Se la discussione si riduce a quali siano le strategie politiche per vincere le elezioni la risposta l'aveva già data Bersani." Non si va al governo passando sulle macerie di un paese" Il PD ha fatto cadere Berlusconi e la Lega, che ci hanno portato ad un passo dal baratro. Un anno fa sentivo tutti ridicolizzare chi prospettava che Berlusconi e Lega non finissero il mandato.Sottolineo tutti.Ricordo che la maggioranza di deputati e senatori, attualmente sono di centro destra. Sicuramente la Lega e IDV ora cercano consensi ; mi dispiace per gli amici dell'IDV ma entrambi parlano per soli fini di voto. Soprettutto la Lega che ci ha portato ad un passo dal baratro. Ritengo che il commento di Paolo sia poco generoso con lo sforzo che ha compiuto il PD per salvare l'Italia. Comunque segnalo alcuni punti degli interventi di Bersani alla camera e La Torre al senato che rispondono ai problemi sollevati da Paolo.Pubblicati sul blog.

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  3. Egregio cisono anch'io il PD non ha fatto cadere Berlusconi visto che tra i partiti che sorreggono il governo Monti c'è anche il PDl. Berlusconi è un'azionista di maggioranza e far finta di non vederlo è nella migliore tradizione riformista della sinistra. Quanto allo sforzo generoso del PD fatto per salvare l'Italia mi suona tanto di non c'erano altre alternative. Secondo me altre alternative c'erano ed erano quelle di dettare le condizioni per entrare nella maggioranza. Queste condizioni non sono state date perché di fondo il PD si è dimostrato quello che è. Un partito che fa politiche di destra utilizzando i voti di elettori di sinistra. Con questa storia che non c'erano alternative anderemo a finire che Berlusconi e la Lega, oltre che Di Pietro, si riprenderanno tutti i voti che avevano perso.
    Infine, caro ci sono anch'io, firmati e chairisci chi sei. Pensavo di poter dare un contibuto alla discussione ma da questo momento non interverrò mai più se non c'è il nome e cognome di chi interviene!

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  4. Non sono d'accordo Paolo con la tua valutazione e provo a dirlo con ordine.

    SI, il PD ha contribuito a far cadere il precedente governo. Non è stato da solo (ci mancherebbe altro). Magari più di tutti è stato l'andamento in borsa di Mediaset... La cosa comunque non fa tema politico, semmai ragione di orgoglio per quanti, a suon di mozioni (questo fanno i parlamentari) ci hanno ripetutamente provato.

    NO, il PD è il primo che teme - e non lo nasconde - che "l'azionista di maggioranza" di questo di governo, stacchi la spina. Per questo in questa fase si è speso nel negoziare emendamenti realizzabili. Una scelta politica di responsabilità, discutibile, ma tale è.

    SI, secondo il PD non c'erano alternative a questo governo "tecnico". L'Italia non avrebbe retto una campagna elettorale di 60/70gg. Questo nonostante il partito fosse favorito non poco nei sondaggi.

    NO, a me non pare che il PD faccia politiche di destra; semmai cerchi di correggere a sinistra quelle messe in campo da questo governo, cioè ha cercato di convincere a praticare soluzioni alternative: i "pochi" o "tanti" - a seconda dei punti di vista - passi avanti che hanno consentito agli emendamenti del PD sulla manovra in qualche modo di passare, pur in un contesto di non maggioranza. Sperei io, nel nostro ambito locale, di arrivare a tanto... E doverosamente ci proveremo. Del resto, ogni volta che la maggioranza della attuale Amministrazione di Colognola apre a una commissione su temi di interesse dei cittadini, noi vi partecipiamo con spiritò di responsabilità, cercando di capire quali potrebbero essere le proposte realizzabili pur essendo minoranza. Discutibile anche questo - immagino...

    E ora invito a leggere il post successivo, che mi pare azzeccato a quanto si discute qui.
    http://pdcolognolaaicolli.blogspot.com/2011/12/dichiarazioni-di-bersani-e-latorre.html

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