PD Colognola ai Colli: Com'è difficile pagare le tasse in Italia

venerdì 18 novembre 2011

Com'è difficile pagare le tasse in Italia


Stando al rapporto «Paying Taxes 2012», il nostro Paese è 170esimo su 183 e appena 133esimo nella classifica per qualità del sistema tributario;“Le tasse sono ciò che paghiamo per una società civilizzata”.
Nel caso ce ne fosse bisogno, l’Italia conferma un pessimo piazzamento nella classifica globale del rapporto Paying Taxes 2012, realizzato dalla Banca Mondiale per misurare la qualità – in termini di semplicità ed efficacia – dei sistemi fiscali di 183 economie.
Il nostro Paese peggiora rispetto all’anno scorso, dal 128° al 133° posto complessivo, tenendo conto di tre diverse variabili: il total tax rate (ossia la pressione fiscale percentuale a carico delle imprese), il numero di adempimenti e il tempo necessario per effettuarli (in ore annuali).
Il dato peggiore è proprio quello del total tax rate, che ammonta al 68,5%, suddiviso in tasse sul profitto (22,8%), tasse sul lavoro (43,4%) e altri tributi (2,3%). Si tratta della percentuale in assoluto più alta fra i Paesi dell’Ue, subito dietro quella della Francia (65,7%), ma a notevole distanza dalla Germania (46,7%, di poco superiore alla media mondiale) e dai tre Paesi sul “podio”: Lussemburgo (20,8%), Cipro (23,1%) e Irlanda (26,3%). D’altra parte, sottolinea il rapporto, non necessariamente a total tax rate basso corrisponde un sistema fiscale migliore, perché ciò che davvero conta è come il gettito viene utilizzato. La Francia, ad esempio, presenta un livello di tassazione elevato, ma è in grado di offrire servizi di qualità.
In ogni caso, l’impatto del total tax rate ci vede in 170ª posizione su 183 Paesicomplessivi: dietro di noi, nell’ordine, Kirghizistan, Algeria, Palau, Colombia, Bolivia, Tagikistan, Eritrea, Uzbekistan, Sri Lanka, Argentina, Comoros, Gambia e Repubblica Democratica del Congo.
Va lievemente meglio invece sul fronte dei tempi “burocratici”: 285 ore annue, 214 delle quali impiegate per le tasse sul lavoro, e 127esima posizione mondiale (contro la 38esima della Francia e l’88esima della Germania).
Siamo sotto la media, invece, per il numero totale di adempimenti
La variabile in cui raggiungiamo i risultati migliori è quella del numero complessivo di adempimenti a carico delle imprese, che – contro una media mondiale di 28,5 – sono “soltanto” 15 (2 tasse sui profitti, 1 sul lavoro e 12 altri tributi), ponendoci al 54° posto. Ancora una volta, però, surclassati da francesi e tedeschi (rispettivamente, 11esimi e 44esimi).
Il risultato, peraltro, non fa che confermare – con un leggero peggioramento – quello raggiunto l’anno scorso, anche perché ben poco è stato fatto per facilitare il sistema. Il rapporto riserva un capitolo alla rassegna delle 33 riforme fiscali compiute nel mondo fra giugno 2010 e maggio 2011, dal Belize alla Finlandia. L’Italia, come prevedibile, non compare a nessun titolo.
Più in generale, i dati certificano che il livello di compliance (ovvero la propensione a pagare le tasse) aumenta di pari passo con la semplicità del sistema fiscale. Allo stesso tempo, lo sviluppo dei servizi telematici di pagamento ha il pregio (ovvio) di ridurre i tempi di adempimento, ma anche quello di disincentivare la corruzione, fermo restando che – nonostante le buone intenzioni – molti Paesi devono scontrarsi con un digital divide ancora troppo ampio.
Il rapporto suggerisce alcune misure (di buon senso) per migliorare le performance del sistema e la già citata compliance, non ultimi la riduzione o l’accorpamento delle imposte: attualmente, a livello mondiale, si va dalle 3 tasse dovute a Hong Kong, 4 in Norvegia e Svezia, alle 135 dell’Ucraina. Il nostro Paese è ben lungi da questa “pioggia di tributi”, ma l’elevata pressione fiscale continua a rappresentare un ostacolo considerevole per lo sviluppo imprenditoriale e gli investimenti. A pesare, al di là del total tax rate, è la percezione che il gettito non venga utilizzato nel miglior modo possibile. “Un’elevata pressione fiscale non sempre porta a una qualità altrettanto alta dei servizi pubblici”, ribadisce la ricerca, riferendosi a infrastrutture, salute ed educazione. Se la Francia, come detto, dimostra un rapporto proporzionale fra i due valori, Paesi come FinlandiaCanada Danimarcariescono nell’autentico miracolo di assicurare servizi di qualità con una pressione fiscale moderata (rispettivamente 39%, 28,8% e 27,5%).
“Le tasse sono ciò che paghiamo per una società civilizzata”, diceva nel 1904 il giudice della Corte Suprema statunitense Oliver Wendell Jones, citato nel testo. Una sorta di versione d’oltreoceano della famosa frase pronunciata nel 2007 dall’allora Ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa, “le tasse sono una cosa bellissima”. Ma, se il sistema fiscale si fonda sul do ut des, con una pressione del 68,5% occorre offrire alle imprese, come minimo, qualcosa in più.

2 commenti :

  1. Chissà perchè qualcuno scrive che la scuola pubblica è gratis!!!!! O non paga le tasse!o non sa a cosa servono!

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  2. Chissà perché qualcuno dice che in Italia ci sono gli evasori!!!!! O non sa quanto le tasse pesano! O non sa che ci si sbaglia facilmente!

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